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Il pagliaccio

La presente scheda d’interpretazione critica si basa sulla lettura e lo studio del volume seguente: T. Mann, racconti, A. Mondadori, Milano 1978, £ 2.500.  
 
 L’impianto della novella Il pagliaccio (1897) – raccontata in prima persona dal narratore protagonista – è composto di una “collana” di quattordici “perle” o paragrafi, introdotti e conclusi dalla pagina di un prologo tanto serrato quanto è stringente la mezza pagina dell’epilogo. Fra l’altro entrambi sono richiamati – o collegati proprio come elementi di gancio di un vezzo – dal medesimo atto decisivo, significativamente marcato dalla stessa parola (prima “A conclusione… il disgusto” e poi “Smetto… che disgusto!”). Inoltre sono uniti anche da una sottile e cruda “coincidenza degli opposti” secondo cui la felicità della vita potrebbe scaturire da un’indifferenza tanto cinica quanto la condanna a vivere sarebbe sostenuta, sempre a parere del protagonista narratore, da un’impudente ridicolaggine.

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Il bambino prodigio

 Se non il ridicolo certo l’istrionico (rinvio alla novella Il pagliaccio come il pianoforte seppur adesso strumento di compiuta e precoce affermazione personale) contrassegna l’attacco de Il bambino prodigio (1903). A tal punto che la possibile condanna emessa con tanto di esclamazione alla fine de Il pagliaccio qui non solo riecheggia ma si avvera concretamente nelle prodigiose doti musicali del protagonista infantile. Un personaggio [che] appare subito come un miracolo laico fin dall’entrata nella sala del concerto («Il bambino… silenzio»).

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Ora difficile

 Fin da quello iniziale – e ancora prima di sviluppare il tema che informa e caratterizza Ora difficile (1905) – ogni capoverso ne segna e scandisce, come l’indicazione del tempo musicale sul pentagramma, la cadenza narrativa. […] Uno “spartito letterario” in cui l’essenziale, perciò indispensabile, corrispondenza fra ciò che si vede [«Si alzò... malferma»] e quello che si sente o si patisce [«in atto... chino»] è immediata: come fra l’uso e l’effetto di uno strumento musicale.
 

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