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Trasloco

  Se alla fine de Il ladro la coppia protagonista suggella in un fraterno abbraccio la stessa infausta sorte, i due personaggi unici di Trasloco paiono invece confermarla fin da subito distaccandosi l'uno dall'altro lungo l'appartata via cittadina che percorrono.  […] Una sconfitta reciproca, tanto inesorabile e dura, che se non è un vero e proprio tonfo irreparabile lo deve esclusivamente a uno di quei tipici inserti ironici – citati ed esaminati da me già nella scheda riguardante La muta – ai quali ricorre talora Tommaso Landolfi [«sul gradino… un monelloin terra»] e che rischiano di affievolire quel che invece si vorrebbe evidenziare. Ossia, come in questo caso, la carica forte e maligna dell'inquietudine – avvisaglia e presagio d'angoscia – suscitata dai fatti più ordinari e comuni della realtà quotidiana [«devo cambiare casa»]. Accadimenti i quali, così come avvengono all'improvviso, non garantiscono in alcun modo – neanche con l'interrogativa fermezza del co-protagonista [«Diamine... modo»] – della loro soluzione né della loro imprecisata continuazione. Tantomeno preservano il protagonista dalle loro nefaste conseguenze possibili [«D’altra parte... marciapiede»] le quali, proprio perché derivanti da cause apparentemente usuali e insignificanti [«Addirittura… spezzati!»], sembrano richiedere un ulteriore, impensabile sforzo di comprensione unito al contemporaneo, irrinunciabile appello di una spiegazione più chiara e approfondita [«Spiègati meglio.»]. 
 

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Il ladro

L’attesa fatale della predizione che concludeLa muta inaugura invece il principio inquieto de Il ladro. Infatti all’impazienza del ladro [«Da due ore… nella cantina […] non andava… quella gente?»] l’autore contrappone la perseveranza di chi, seguitando sopra lui a muoversi, gl’impedisce di compiere il furto.

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La muta

La muta è la prima delle storie inserite nella raccolta intitolata Tre racconti che, pubblicata la prima volta nel 1964, ho letto nella prima edizione del febbraio 1990 della Biblioteca Universale Rizzoli (B.U.R.) con l’Introduzione di Carlo Bo. Tale racconto è suddiviso nella canonica tripartizione di prologo, svolgimento ed epilogo scandita dai numeri romani in testa a ognuna delle suddette tre parti. Inoltre esso ha un andamento per così dire “anulare” secondo cui ciascun inizio sbocca e risuona nella conclusione di ogni singolo paragrafo. Non solo ma l'incipit del racconto si ripete, quasi identico, nel suo finale.

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