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Sculture

(Esempi di nobiltà e campioni di miseria dell'arte plastica in Italia) 

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Itinerari

Qui sono presenti racconti letterari di viaggi in luoghi e tempi diversi (transiti italici, città d’anni, epifanie fiorentine, premessa e conclusione), altri più compositi ed eccentrici nonché ristretti al perimetro di una cittadina (san giovanni valdarno, un presidio urbano) o allo spazio di uno studio di artista (idoli & guardiani).

Transiti italici

(da volterra)

Nella scalata al buio autunnale il masso e il Maschio di Volterra lasciano immaginare al viaggiatore l’elmo e la cresta di bronzo principeschi della tomba di Poggio alle Croci. Un principe guerriero di cui anche il resto del corredo è esposto nel Museo Guarnacci della città, precisamente nelle prime sale del pianterreno dove sono custoditi i reperti più antichi ritrovati nelle varie necropoli volterrane. 

A tal proposito, scendendo l’automobile nel garage ipogeo, altrettanto immediato si fa largo nello scrutatore il pensiero invero singolare di come la città si sia formata quando le comunità villanoviane stanziate lungo le pendici del poggio hanno deciso di riunirsi e poi fondersi là dove – sull’acropoli – avrebbero potuto meglio difendersi. Nello stesso posto cioè in cui ancora oggi la società tiene reclusi coloro che la minacciano.

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Città d'anni

autobiografia letteraria

(da avvertenza al lettore)

Questa autobiografia lo ribadisce l’attributo letterario – non ha alcuna pretesa di “scientifica obbiettività”. Ciò significa che per qualsiasi autore ogni fatto della vita, banale o sorprendente che sia, altro non è che fonte d’invenzione e di spunto letterario per raccontare una “storia immaginaria” che, trasfigurando la propria esistenza, non deve però tradire mai quella reale e giornaliera di tutti. Sopra tutto perché ciascun narratore sintetizza nel suo lavoro i caratteri essenziali della propria epoca di cui vive quotidianamente i problemi per cui la forma autobiografica non è «un affare privato» né «progressiva separazione dell’io dal mondo esterno» cui lasciare l’ultima traccia di sé.

Questo vuol dire addirittura che gli accadimenti autobiografici (qui accompagnati da note messe alla fine di ciascun «capitolo» sia per non appesantire il racconto stesso sia per integrarlo*) diventano "realmente veri" unicamente in grazia della qualità e del valore letterari con cui sono narrati. Pertanto anche le presenti «città della memoria» – associate ognuna a un'età della vita e quindi presenti ovviamente qui con quelle già svolte – non sono protagoniste in sé stesse ma in quanto teatri della mia storia di uomo e della mia formazione di scrittore.

*qui ne presento tre esempi per dare un’idea più precisa circa la loro funzione integrativa in ogni racconto.

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Epifanie fiorentine


Questo articolo, pur travalicando il proprio titolo, è indirizzato a chi visita Firenze il giorno dell’Epifania (ovviamente ciò non esclude che possa avvalersene chiunque altro e in altri momenti dell’anno). Ovvero a colui il quale, stanco dei globali travisamenti altrui ma non dei propri travasi personali, volesse regalarsi una befana utile a scansare l’inesauribile carbone dell’ignoranza che, seguitando ogni giorno ad alimentare il falò delle vanità e il fumo dei camini della bruttezza, nemmeno la scopa della "vecchia" che la cavalca sembra riuscire più a spazzar via.

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Premessa e conclusione *

 La premessa e la conclusione alle quali alludo nel titolo sono quelle della vita umana di cui intendo ragionare qui tramite due opere d’arte d’inizio e di fine Quattrocento, ossia la Natività o Desco da parto di Masaccio (1427-1428 ?) e il Ritratto di vecchio con bambino o nipote di Domenico Ghirlandaio (1490), alle quali devo ammettere di essermi accostato per circostanze legate alla mia città natale. Infatti della prima tempera su tavola è provata la presenza nel 1834 a San Giovanni Valdarno in casa della famiglia Ciampi, della seconda tempera si ha invece errato indizio della sua ottocentesca permanenza nel palazzo sangiovannese della famiglia Corboli (1).

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Ichnussa

In principio questo scritto doveva essere il prologo a cagliari. Una delle cinque “città d’anni” costituenti le tappe fondamentali del mio percorso di uomo e di scrittore. Un progetto autobiografico nel quale, come ho già affermato nell’articolo omonimo, ogni luogo si fonde con il tempo in generale e con ciascuna mia età in particolare.
Nel testo seguente però – forse anche perché l'autobiografia ha origini risalenti addirittura ai poemi omerici – la forma narrativa ha prevalso e si è imposta a tal punto da fruttare un racconto per nulla preambolare ma del tutto autonomo.

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San Giovanni Valdarno

Un presidio urbano

Se giunti al “bivio” di Cetamura s’abbandona il crinale etrusco per scendere nella conca del Valdarno di Sopra presto un binario ci ricorda quanto lo sviluppo di questo territorio sia stato legato al ferro e alla lignite. E se la lavorazione del primo rinvia ai metallurghi raseni (foto 1), non a caso il minerale per la ferriera valdarnese è giunto per molto tempo dall’isola d’Elba, quella del secondo rimanda addirittura alla preistoria.

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Idoli & Guardiani

(scritti da un ciclo di “oggetti-sculture”)

AVVERTENZA

Di questo lavoro, diviso in tre parti, è stata la “consanguineità” dei manufatti arcaici e degli oggetti polimaterici moderni protagonisti della narrazione, se non di un transito certo di una visita a più riprese in uno studio di artista, a convincermi di inserire idoli & guardiani fra i “racconti di viaggio”.

Escursione di cui la prima parte costituisce il “resoconto giornalistico”, così come la seconda rappresenta la proposta espositiva di questo ciclo di “oggetti-sculture”. Una collezione di neo-tesori attorno alla quale si snoda la «storia d’invenzione in forma narrativa» che occupa la terza e ultima parte dell'opera.

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Il tutore

(estratti dal racconto)

1

Lo sfregio d’aereo nel cielo di latta stava ormai risarcendo quando l’eco dell’ultimo tonfo della palla ferrata penzoloni al cavo della gru sfiniva l’aria. Scossa dai vanni degli uccelli volati via dal cornicione del palazzo abbattuto tra le cui macerie s’aggiravano razzolando uomini e cani ai cui vocii e latrati accorrevano altri che non esitavano ad aggredire chiunque per farsi largo o a scacciare i più temerari per mantenere la posizione.

Ma mentre il grosso del branco seguitava ad avventarsi sui cumuli dal bunker sotterraneo spuntavano le nerolucenti automobili blindate che, sgorgando una dopo l’altra dalla penombra di cemento armato, accompagnavano il tutore fuori dalla città.

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