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Romanzi

Questa pagina presenta, forse impropriamente ma necessariamente, estratti di romanzi pubblicati a stampa (IL FALCONIERE), di uno diffuso “a puntate on line” (FRANA) e di altri inediti. Tutti, a loro volta, corredati di excerpta di vario genere (lettere, premesse, postfazioni, schede saggistiche) ad essi ovviamente attinenti.

Una vecchia gioventù

 Questo romanzo s’ispira solo in parte – e in modo largamente immaginario – alla vita e all’opera del poeta sloveno Srečko Kosovel (1904-1926). Meno gratuita – e più tenacemente reiterata – è invece l’analogia tra la sua figura (genius libri), la sua breve intensa vicenda esistenziale e poetica e il febbrile, decisivo quarto del secolo scorso.

    Anni lesti, controversi e combattuti che attraverso città, avvenimenti e uomini affatto riconoscibili hanno segnato il “codice genetico” della cultura del Novecento. O almeno di quella di chi si picca ancora di pensare alla letteratura – così come a ogni altro prodotto artistico – come a un manufatto civile. A un’opera, cioè, che spesso è stata compiuta da quelle cosiddette “meteore” cui, nel nome di Srečko Kosovel, questo scritto è dedicato e obbligato.

    Uomini, cose, schegge della poesia le quali, saettando via fulminee, aggredite e vinte dalla vita mordace, restano pur tuttavia conficcate per sempre nelle carni tigliose del proprio - e nostro - presente. Realtà così insensata e incurante che preferisce consegnare la loro sorte ai romantici e incalliti cultori della rassicurante “genialità maledetta”. O affidarla, a detta di Menandro, agli dei ai quali pare sia così cara da abbreviarla alla svelta. Ben prima che il tempo e lo Stato delle cose possano affondare nelle costole della loro geniale vecchia gioventù le lame dei loro coltellacci balenanti nell’aria marcia.

S. L.

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Frana

 I

    L’ispettore regionale Ugo Tempi era ancora nel suo ufficio dell’Istituto di Geologia. Seduto nella poltrona girevole, appoggiati gli avambracci sul ripiano della scrivania, rileggeva la lettera con la quale dopo un anno la Direzione Generale gli comunicava l’accettazione della sua domanda di congedo anticipato «per gravi e improrogabili motivi personali».
  Tuttavia nonostante l’immediata esecuzione del provvedimento egli si attardava nel posto che lo aveva spinto a quel passo decisivo. Non solo ma, adagiando il foglio sulla scrivania e affondando nello schienale, ripensava alla strana coincidenza per cui l’approvazione della richiesta era giunta quando aveva interrotto la psicoanalisi.

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Album di romanzo

AVVERTENZA

    Questo mio ALBUM DI ROMANZO * deve il primo termine del titolo allo stesso Sauro Largiuni al quale venne in mente quando lo misi al corrente dell’idea originaria di saggio critico sul suo romanzo. Forse anche perché vi ravvisò un ideale pendant del testo da lui scritto in precedenza e intitolato INCHIOSTRO (LA FILIERA DI UN RACCONTO).

    Comunque sia, se ho deciso di mantenerlo anche dopo avere modificato l’impianto e la struttura dell’opera le ragioni sono state essenzialmente due. La prima risponde al desiderio di ringraziare del suggerimento il romanziere dedicandogli con ciò, implicitamente, questo lavoro saggistico. La seconda risiede nel fatto che qui la parola album – usata in senso figurato – si presta bene a indicare la genealogia e la morfologia del romanzo elaborate in una sintetica “guida di lettura” composta da una raccolta di schede critiche concernenti ciascuna un capitolo di FRANA.


Peter Sagen

Friburgo, 2010 XII 25

* La presenza qui di questo lavoro saggistico è dovuta unicamente alla stretta relazione con il romanzo (INDIVISIBILI è il titolo dell’opera a puntate diffusa on line a una ristretta cerchia di lettori).

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Ricompensa

    Caro Peter,

    come avrai notato leggendo la fotocopia dei cartoni di tracce che ti ho mandato quasi in conclusione di romanzo (dal titolo provvisorio adesso di RICOMPENSA) è prevista una “Fiera del Libro”. Fra le manifestazioni collaterali c’è una mostra documentaria, di carattere storico- didascalico (“La memoria del mondo”), imperniata sull’evoluzione della scrittura nei secoli. Un’esposizione a cui è collegata una sezione dedicata ai materiali e ai metodi di lavoro di alcuni scrittori […].

31 VII 2007

    Il treno infilava veloce l’uggioso meriggio invernale e all’uscita della breve galleria Ugo Gini − libraio cinquantenne assorto al finestrino − ritrovava ciò che aveva intravisto e perduto poco prima nella nebbia. Tutto quello che si era lasciato alle spalle, compresi gl’istanti finali della separazione avvenuta due anni prima dalla moglie Nora e dal figlio ventenne Stefano.

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Il Falconiere

    Nello stesso locale in cui avevano udito allora il dialogo fra i due operai il falconiere e il suo erede tagliavano ora sul ripiano marmoreo di un ceppo pezzi di carne fresca. Ritagli ridotti poi a colpi di mannaia in una sorta di spezzatino a cui Enzo aggiungeva un paio di teste di pollo prima di spostarsi e accostarsi al grande tavolo di quercia in mezzo alla stanza. «Non dimenticare, Iacopo,» rammentava al figlio prendendo in mano alcune penne «di non pulire la carne. Lascia peli e pelle, piume e penne a ogni boccone, mi raccomando» insisteva preparandosi a innestare, al posto di quelle rotte, le penne nuove allo sparviero incappucciato su un posatoio mobile.

 

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Conquista

    “Il posto, sia dal lato personale sia da quello materiale, mi è odioso. Tutto mi dà fastidio; tutto mi incretinisce; tutto mi nausea. Sento chiaramente che sarei sempre infelice e diventerei psicopatico e malinconico. Ho vissuto tempi spaventevoli. E ciò che sarebbe dovuto accadere, doveva accadere presto. Ancora forse possiedo l’energia, l’elasticità di avviare di nuovo le cose così bene come erano fino al giorno in cui mi fu offerto questo posto sciagurato. La saggezza degli uomini non mi serve a nulla. Ciò che mi possono dire me lo sono detto da me in 100 ore insonni. Infine dovrò pure ritrovarmi e scambiare le giornate comode (comode nonostante il loro pauroso contenuto) con giornate di lavoro. Non si può andare contro la propria intima natura, e nel cuore di ognuno c’è qualcosa che, quando il cuore la aborrisce, non si può né placare né superare. Dovevo decidere se, per la sicurezza esteriore, dovevo fare una vita ottusa, senza luce e senza gioia.”.

    Dopo avere riletto ancora una volta in silenzio il brano della lettera di Fontane anche quel giorno Carlo Rossi si era ripetuto le stesse domande e le medesime risposte nell’ufficio dell’ente pubblico nel quale lavorava da anni. Egli sapeva però che ormai la greve e implacabile stanchezza che esse gli procuravano non era comune a nessun altro ma riguardava soltanto lui. Per questo i loro strascichi avevano seguitato a occupargli la mente persino quando – chiuso lo sportello al pubblico come a serrare l’unica finestra sul mondo – aveva lasciato il banco ed era uscito dall’ufficio per pranzare nel vicino ristorante del Caffè degli Archi.

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Servitù

  Servitù è un’opera composita. Pertanto la sua presenza in questa sezione del sito web è dovuta solo al fatto che il romanzo che la compone ha lo sviluppo di pagine maggiore rispetto alle altre sue componenti.

 

(da Per sommi capi, nota introduttiva dell’autore)

  Originariamente la presente “opera assortita” aveva per titolo PASSI E CAMMINI che però, man mano che procedevo nella composizione, mi appariva sempre meno convincente. Di certo più inadeguato a quello, EVOLUZIONI, rimasto in seguito il titolo provvisorio fino all’attuale SERVITÙ che meglio sintetizza la condizione disumana dell’individuo nella metropoli globale odierna. Un’efferata condanna – seguita alla sua confessione di voler vivere – della quale questo lavoro costituisce, supponendo un immaginario processo letterario ai poteri economici e ai sistemi politici che la determinano, i vari gradi di giudizio.[…] Se poi si vuol circoscrivere il discorso alla lingua – la sola Patria che riconosco e cerco di servire al meglio – con la quale è scritta SERVITÙ, per comprenderne il significato generale è utile allora ricorrere all’interpretazione critica dei mezzi e dei modi utilizzati per ottenere una chiara coerenza stilistica pur nella varietà delle forme impiegate a comporne la struttura letteraria.

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