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Rimando narrativo

  Talora capita che schegge oppure scie letterarie, piccole o lunghe che siano, raggiungano il grumo di un’idea indistinta per generare nuove forme narrative. È questo il caso del Dialogo degli alberi alla cui stesura ha certo contribuito, presentandosi le condizioni e i richiami giusti, il brano dialogico tratto dal romanzo Conquista (2012) citato qui di seguito.

 

   “… come le foglie che stanno sloggiando da quei tigli» indicando i rami spogli e scricchiolanti sotto cui proseguivano.
  «Non è possibile! E dire che hai sempre parteggiato per loro,» indicando sopra la testa i rami ignudi «giammai per i pini della pineta che, secondo te, mantengono la loro chioma anche d’inverno soltanto per vanità: per essere belli e inutili. Proprio come quel coso colorato lassù. Guarda!» esclamava indicandogli un palloncino azzurro che, rimasto prigioniero ma illeso alla fine del suo volo, il vento offriva alle carezze pericolose e ai graffi mortali dei radi stecchi.
  «Non solo. Un’abbondante nevicata li può stroncare e mettere a repentaglio le cose vicine e le persone di passaggio. I tigli invece, consapevoli di essere soltanto necessari a rendere fresca e profumata unicamente la bella stagione, cominciano sempre per tempo, al comando degli uccelli che abbandonano i nidi fra i loro rami, a togliersi il peso di dosso della loro chioma. Così il gelo, quando arriva, può assalirli e morderli ma difficilmente ce la farà a schiantarli e a vederli abbattersi al suolo a cui concedono solo il prezzo delle foglie cadenti»
  «Eppure alle foglie che cascano e si ammucchiano con le altre come queste,» pestando e scostandone diverse molli o accartocciate «quando sono spazzate via ne seguono, come il tempo che passa e noi vanamente con esso, sempre altre. Almeno finché ce ne sono sui rami»
  «Già» pareva confermare lui chinando pian piano il capo”.