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In copertina: Marco Fidolini, Per una Torturapia, 1977, (particolare)

 

«Nelle tre stazioni narrative (il messaggero, il recinto, lo sfratto) attraverso cui si snoda la via crucis esistenziale dei protagonisti verso gli inferi danteschi dell’autodafé, […] sorprenderà innanzitutto l’eclatante, intenzionale anonimia dei racconti: mai un nome, un accenno concreto, un riferimento tangibile all’esteriorità dei personaggi o dei luoghi, quasi a voler evitare ad ogni costo il superfluo per dirigere lo scandaglio dell’indagine narrativa unicamente verso l'essenziale, tra le intime inquietudini dell’uomo moderno, nei meandri di un Ordine, un Sistema e un Tempo che venera ormai come suo unico moloch l’onnipresente Capitale […]. Con la sua scrittura angosciante ma rivelatrice l’autore de    il congedo cerca infatti di opporre una strenua resistenza creativa, intellettuale e civile all’ormai dilagante barbarie tecnologica dei consumi e del capitale, desidera denunciare, ammonire, scuoterci dall’indifferenza e dall’apatia per salvare almeno un briciolo d'anima nell'uomo, mantenere desta la nostra libera coscienza e impedire il congedo coatto, lo sfratto, la deportazione ultima della nostra umanità […] ».


(
dalla postfazione di Miran Košuta)

 

 

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