Domini

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(da giulio e simonetta)

Stavolta allo spegnimento delle luci e alla fine della musica in sala il pubblico restava qualche istante interdetto e anche gli applausi seguenti erano scarsi oltre che freddi e di pura cortesia, tanto che la pausa dell’intervallo prevista per offrire il ai tavoli appariva sicuramente ben accetta sia dagli spettatori sia a chi aveva organizzato e promuoveva la serata letteraria.

   Forse anche per questo, un quarto d’ora dopo, il presentatore evitava persino la sua introduzione invitando subito alla lettura – ripiombata la sala nel buio penetrato dal fascio luminoso sull’attore e dall’avvio del primo brano musicale – dell’ultimo racconto.

   «Perché non riprende il racconto dal punto in cui è rimasto ieri?» dando C.R. un lesto sguardo oltre la veranda e prendendo fra il pollice e l’indice destri il calice del vino posato sulla soglia di pietra che correva sotto i quattro grandi vetri.

   «Se non sbaglio,» rispondeva un po’ incerto A.P. «eravamo arrivati...»

   «a quando Giulio, il suo liceale prediletto,» l’interrompeva R. stringendo impaziente fra le dita dell’altra mano il mezzo sigaro, dando così a P. il tempo per spengere la sigaretta e, schiacciandola ripetutamente nel posacenere, a ripigliare forse il filo del ricordo «si divertiva insieme a un gruppo ristretto di amici e compagni di scuola, a scorrazzare con la moto da cross tra i sentieri sconnessi e le stradine sterrate della vasta riserva di caccia attorno a “Villa La Reggia”, residenza di campagna dei suoi genitori…»

   «Sempre più appassionandosi, ora lo rammento,» lo troncava A.P. premendo con forza e schiudendo quindi il cencio di lana, custode della manciata di caldarroste, affondato nel bricco di alluminio tonfato in più punti «alla caccia della selvaggina – già spaurita dai latrati dei cani delle battute paterne e dopo dal rombo dei motori – facendosi largo talora fra la vegetazione più fitta con asce e segoli per rendere migliore la visuale e sparare più efficacemente con i loro fucili e le loro pistole»

 

«Ma se non sbaglio ieri mi aveva accennato a…»

 

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