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Caro Peter,

questa lettera forse ti sorprenderà. Anzi, probabilmente ti sembrerà tanto inutile quanto a me indispensabile. In effetti essa, come quasi tutto ciò che scrivo, è un pretesto. Non per nulla deriva dalle ragioni semplici e profonde – che in parte già conosci per averle discusse sia a voce sia per posta elettronica – che sono alla base del mio lavoro e della mia vita. Motivi che poco ti riguardano se non in alcuni lievi effetti che mi hanno spinto a dartene conto.

«Ci vuole sempre un po’ di coraggio per essere semplici» afferma Robert Walser. Così come spesso per giungere a certe conclusioni e a trarre le conseguenze dovute occorre partire da lontano. Qui però non lo farò. Mi limito infatti a rilevare che non sia affatto casuale che ciò avvenga in occasione del mio cinquantesimo compleanno.

Nella mia vita mi sono dato scopi temerari e ho atteso scadenze inesorabili. Ebbene i miei cinquant’anni sono appunto l’inventario dei primi e il preventivo delle seconde. Atti che richiedono di mantenere vive le forze e lucida la mente. Non posso, insomma, distrarmi un momento giacché sono perennemente altrove. Sempre in mezzo ai libri da leggere e da scrivere con cui mi sembra di occupare il tempo nel momento stesso in cui ne prendo, giorno dopo giorno, congedo. Perfino ad ogni Natale o Epifania quando, a chi come te mi stima e vuole bene donandomi qualcosa, posso soltanto rispondere con intenerita e curiosa accettazione. Infatti le uniche natività o rivelazioni che mi è toccato in sorte di festeggiare, e immediatamente salutare, sono quelle delle pagine svolte e dei fogli scritti.

Sauro

 

San Giovanni Valdarno, 28 I 2003